Chiamato Loki Patera, si trova su uno dei quattro satelliti medicei di Giove “Io”, l’eruzione è dovuta allo sprofondamento della lava solidificata superficiale in quella fresca sottostante; il vulcano che ha un cratere di oltre 200 chilometri è il più grande vulcano di Io ed è un enorme lago di lava che si riattiva ogni 475 giorni.
Considerato che l’ultima eruzione è avvenuta a maggio 2018, la fisica Julie Rathbun del Planetary Science Institute, in Arizona stima che la nuova possa avvenire proprio in questi giorni.

Il suo studio che è stato presentato a Ginevra, in occasione del congresso di scienze planetarie organizzato da Europa e Stati Uniti con la Europlanet Society e l’American Astronomical Society. «Loki è così brillante nell’infrarosso da poter essere osservato con i telescopi dalla Terra». Vent’anni di osservazioni hanno mostrato la sorprendente puntualità di questo vulcano: fino al 2000 ha infatti eruttato con una periodicità di circa 540 giorni, ma poi è entrato misteriosamente in “letargo” per circa un decennio, forse per una variazione della composizione del magma; nel 2013 ha poi ripreso attività con regolarità, ma con un ciclo più breve di circa 475 giorni.
La Rathbun afferma: «I vulcani sono difficili da prevedere perché sono molto complessi. Le eruzioni sono influenzate da molti fattori come la composizione del magma e la presenza di bolle, il tipo di roccia sulla quale si trova il vulcano, lo stato di frattura delle rocce e molto altro. Pensiamo che Loki possa essere prevedibile per via delle sue grandi dimensioni che consentono alle leggi della fisica di dominare le eruzioni, in modo da rendere ininfluenti le piccole complicazioni che condizionano invece i vulcani di dimensioni inferiori».